Lunedì, 15 Aprile 2019 02:54

Il segreto per cambiare lavoro senza paura

La paura di cambiare lavoro è più comune di quello che pensi.

 

Cambiare lavoro - soprattutto se hai 40 anni - è difficile.

L'essere umano ama la routine (anche quando afferma il contrario), e la tentazione di proseguire con il pilota automatico per arrivare alla fine del mese è per certi versi irresistibile. 

Soprattutto se si è arrivati al tanto agognato (in Italia) contratto a tempo indeterminato, soprattutto se sei donna, e soprattutto se sei donna, hai un contratto a tempo indeterminato, e magari hai una mezza idea di metter su famiglia (oppure l'hai messa su da poco). Diciamoci la verità: chi te lo fa fare? Certo, anche negli altri casi è difficile mollare tutto, ma questo secondo me è quello più eclatante.

Come si arriva a questa scelta? Poche volte si cambia perché piove dal cielo una proposta di lavoro migliore; il più delle volte sono scelta quasi obbligate, e come tali vanno gestite. 

 

 

Cambiare lavoro: elaborare il lutto.

Quando si decide di cambiare lavoro molto spesso è perché sono intervenuti dei fattori che hanno scombinato le dinamiche a cui eravamo abituate. Un cambiamento di colleghi e colleghe di lavoro, oppure di figure apicali. Un cambiamento nelle mansioni che non è stato concordato e non è negoziabile, e che non ti sta bene; oppure un cambiamento di orario. O magari ti sei assentata per un periodo (maternità, ma anche una malattia) e adesso te lo fanno pesare facendoti sentire l'ultima degli ultimi, anche se fino al giorno prima era la più lodata in ufficio per la tua efficienza e dedizione al lavoro.

In tutte queste casistiche (e anche in quelle che non mi sono venute in mente mentre scrivo) il filo conduttore è uno: metabolizzare il cambiamento che si è subìto. Sì, perché in tutti questi casi il cambiamento non è stato cercato attivamente da te: ti è piombato tra capo e collo, e adesso a te tocca fare di necessità virtù e capire come muoverti. Ma dirlo è facile, farlo non così tanto.

Ci sono in mezzo molti sentimenti, molte emozioni forti: la tristezza nel lasciar andare un futuro che avevi immaginato e che potrebbe non esserci più, se decidi di licenziarti; la paura del "buio oltre la siepe", quel vuoto che ti si profila davanti quando pensi che non lavorerai più dove sei adesso. Nel caso tu ti senta trattata ingiustamente poi, oltre alla paura per l'ignoto si aggiungerà anche una più che legittima rabbia e frustrazione. E come si gestiscono tristezza, paura, rabbia e frustrazione quando arrivano tutte insieme?

Se ci pensi, con le dovute proporzioni, è un vero e proprio lutto da elaborare; e come tutti i lutti, per farlo ci vogliono tempo e pazienza.

 

 

Cambiare lavoro: la buona notizia.

Pratico yoga da tempo, e questo mi aiuta tantissimo anche nella sfera personale. Nella filosofia induista, ciascuno di noi ha un Dharma, uno scopo nella vita: ogni persona, ogni animale, ogni pianta, ogni oggetto: ogni singolo essere.

Un esempio semplice: il Dharma del fuoco è bruciare.  

Nel caso di noi esseri umani la faccenda del Dharma è parecchio più complicata: capire quale sia il tuo Dharma (il tuo scopo nella vita) non è niente banale. In un certo senso però, il dover cambiare lavoro "volenti o nolenti" può essere la spinta che altrimenti non avresti mai avuto. Un qualcosa che ti obbliga a scombinare le carte in tavola, a ricominciare, a farti delle domande scomode: su chi sei, chi vorresti essere, qual è quel dono unico che solo tu puoi portare nel mondo; e che se non lo porti tu, nessun altro lo potrà portare e sarà perso per sempre. Sembra molto melodrammatico, lo so: ma se ci pensi è davvero così.

La buona notizia è proprio questa: ci si può concedere il lusso di cambiare, e di diventare la migliore versione possibile di noi stesse - quella che "l'Universo" (per chi ci crede) ha in serbo per noi. Nella storia del Dharma infatti l'Universo ha un piano per te, e ti mostra come arrivarci; ma se ti intestardisci in una strada che non è la tua solo perché è la più comoda, te lo fa capire. Prima in modo carino e gentile, poi con delle sonore porte in faccia.

 

 

Paura di cambiare lavoro: quindi?

Prendere decisioni drastiche mentre stiamo vivendo rabbia, frustrazione, paura e tristezza non è una buona idea. Per questo, prima di lanciarti in una nuova avventura, lo spunto che vorrei lasciarti è quello di elaborare il tuo vissuto, e provare poi a pensare a mente tranquilla a quello che vorresti fare.

Mandare cv a destra e manca quando non stai bene è controproducente: noi siamo fatte di energia, e l'energia che metterai in queste attività arriverà anche alla persona che deve selezionarti. So che è difficile da credere, ma comunichiamo molto di più di quello che diciamo a parole. 

Invece, prova a sognare in grande; fermati un attimo a valutare quello che davvero vuoi fare. Se hai chiaro davanti a te il tuo sogno, e lo trasformi in obiettivo (anche SMART eh, come dicono i manager: non tutti siamo spirituali!), anche la paura del salto nel buio diminuirà vertiginosamente: certo, un pochino dovrai farci i conti comunque, perché lasciare ciò che conosci per ciò che non conosci è sempre difficile.

Però chiediti: se hai fatto per 15 anni l'impiegata, vuoi continuare a svolgere questo lavoro? Magari la risposta è un onesto "sì", e va benissimo.

Ma se la riposta è no ti chiedo: se non avessi paura di fallire, faresti l'impiegata o ti lancereresti in qualcosa di nuovo?

Siamo fatte per brillare, non per sopravvivere... ogni tanto dircelo come promemoria non guasta!

 

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