Sabato, 08 Luglio 2017 17:07

La tecnica dello struzzo

[Spoiler: scoprirai il perché di questo titolo solo in fondo a questo post!]

Oggi parliamo di quando ci capita di essere stufe sul lavoro.

Nel senso: ogni tanto ci sta. Il problema è quando questo sentimento persiste.

Se è il tuo caso, sappi che sei in buona compagnia! 

Non sai quanto spesso mi stia capitando infatti, di incrociare il cammino di donne e ragazze che, come te, sono stufe di quello che fanno. O del come lo fanno. O delle persone con cui lo fanno. O ancora, delle persone/aziende per cui lo fanno.

Per tante di noi il lavoro non è solo un qualcosa che facciamo, ma anche un qualcosa che siamo. Ci mettiamo cuore, impegno. Di conseguenza, quando mancano le basi per farlo con il cuore, diventa difficile rimanere. Ci costa il triplo della fatica, e arriviamo a casa con una stanchezza che manco ci avesse travolto un tir.

Già: se anche tu ogni tanto ti senti così, probabilmente è perché nutri delle aspettative verso questo lavoro: di alcune di queste sei consapevole, di altre no. In genere sono queste ultime a sorprenderti di più, quando emergono - ed a creare anche maggiori difficoltà.

 

Narrazioni di ingiustizie

Promuovono la tua collega che passa la giornata alla macchinetta del caffé, e te che ti fai il mazzo no? Sbadabam (onomatopea per la mazzata). 

Lo stipendio che prendi è lo stesso di persone con meno competenze e meno esperienza di te, e che magari hanno iniziato a lavorare in azienda 5-10 anni dopo di te? Sbadabam! 

Hai fatto un bel lavoro, per cui ti sei fermata ore in più senza chiedere gli straordinari? Il capo ti dice (non un grazie come pensavi ma) che è normale e funziona così. Sbadabam di nuovo!

La lista potrebbe essere ancora più lunga, infinitamente più lunga. Se lavori da un po' ti sei già incontrata-scontrata con almeno una di queste dinamiche (spero per te non tutte). Se ti è capitato, di sicuro c'è stato il momento in cui hai pensato: "adesso basta, questo è davvero troppo. Cambio lavoro!"

Poi però ti sei fermata: sì me ne vado ma...e poi? Che faccio? I grandi princìpi al forno conditi di nulla purtroppo non si mangiano. Poi con la crisi che c'è...

In questo momento si nasconde una gemma preziosa: devi pensare a come "farci il giro". Possibilmente senza diventare struzza (poi ti spiego).

E sì, non è piacevole e sì, sarebbe stato meglio non arrivare a questo punto e sì nel fantastico mondo degli unicorni fatati certe patonfe nei denti non arrivano. E sì,forse non è neppure giusto. Ma le cose stanno così. Quindi?

Quindi, bisogna capire come e cosa fare.

 

Rimotivarsi prima di cambiare lavoro

Credo che sia questo il primo step da fare (prima di qualsiasi decisione).

Non sono gli altri che ci fanno arrabbiare o ci deludono. Siamo noi che decidiamo di vivere in questo modo una data situazione. Certo, magari lo scegliamo in modo non così consapevole - ma comunque alla fine è una decisione. La prima emozione che ci arriva, ci arriva e basta. Ma quando restiamo in quella determinata emozione, è perché abbiamo deciso che sia così. Le emozioni comunicano con noi in modo analogico: non ci dicono come è il mondo, ci avvertono su come noi guardiamo al mondo. E sono due cose diverse.

Quando ci arrabbiamo e pensiamo di mollare tutto, cosa "ci sta facendo arrabbiare" realmente? Cosa vuol dire "odio il mio lavoro"? Odi il tuo capo, i tuoi colleghi? Oppure le attività che svolgi, o le condizioni in cui le svolgi? Sono tutti aspetti diversi, e se sono o meno importanti dipendono da te e da te soltanto.

Se ti trovi male nel contesto (con il tuo capo, con i colleghi, con le condizioni), forse prima di cambiare lavoro potresti ritornare con la mente al perché hai deciso di accettare quel lavoro in primo luogo. Se le attività risuonano ancora in te e le svolgi volentieri, allora sarebbe un peccato mollare tutto "solo" per il contesto. Cosa ti sta dicendo la tua rabbia, la tua delusione - di come tu guardi a questa situazione? Queste emozioni in cosa ti sono funzionali, a cosa ti servono? (piccolo spunto: se non servissero a niente non decideresti di rimanerci). Poi immagina di essere riuscita a lasciar andare quelle emozioni, sei concentrata sul perché fai quello che fai. Come ti senti? Non è forse meglio?

 

E se non si riesce, allora cambiare!

Se invece, purtroppo, ti trovi bene su tutto (o quasi) il resto, ma sei stufa delle attività che svolgi, allora c'è ben poco da fare, ed è bene che tu lo sappia.

Se quel lavoro ti è funzionale a livello economico - lo fai per portare a casa lo stipendio, perché con quei soldi riesci a fare un sacco di altre cose che ti piacciono - probabilmente riuscirai ad auto-motivarti per continuare a farlo ancora per un po'.

Io la chiamo tecnica dello struzzo. Sì, testa sotto la sabbia e via: peccato che serva a sopravvivere, ma non a vivere. Magari per un po' cercherai anche di trovare modi diversi per fare le stesse cosa. Ma sono solo palliativi - e dentro di te già lo sai. Qui, mia cara, c'è il prossimo step, che è una super opportunità mascherata da gran casino:  come si fa a mollare tutto, in cosa ci si può reinventare?

Ti ritrovi in quest'ultima situazione? Allora è il caso di pensare ad un piano B!

 

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