Lunedì, 17 Giugno 2019 02:52

Come faccio a non essere perfezionista?

Come porre rimedio all'accessivo perfezionismo?

 

... la classica domanda da un milione di dollari!

 

Ovviamente per ognuna di noi la risposta sarà diversa, perché dipende da cosa intendiamo come perfezione, da come siamo fatte, e se davvero vogliamo cambiare questo aspetto di noi  oppure se vogliamo, più prosaicamente, farci la pace.

 

Perfezionismo: quando è troppo?

Un po' di perfezionismo, di voglia di fare le cose fatte "come si deve" secondo me non solo è salutare, ma comporta anche una serie di vantaggi: capi e colleghi contenti di lavorare con te, e minore margine di errore (e quindi tempo perso per rimediare) sono solo i primi due che mi vengono in mente.

Ma non è tutto oro quello che luccica: e infatti ho scritto "un po' di perfezionismo", non perfezionismo tout-court.

Il troppo perfezionismo spesso diventa un ostacolo più che non un punto di forza: se aspetti di essere perfetta in una determinata attività, il momento del dunque non arriverà mai - perché la perfezione, per forza di cose, non fa parte di noi esseri umani. 

E sto volutamente tralasciando una serie di aspetti poco piacevoli legati al perfezionismo: l'ansia da prestazione che genera, ed i livelli di stress che aumentano.

 

A una certa, bisogna mettersi l'anima in pace. Lo scotto da pagare se non lo si fa?

 

Rimandare in eterno il momento in cui manderemo il lavoro al capo, l'articolo all'editore, il progetto al finanziatore. Ed è proprio nel non mettersi mai in gioco, ma nel raccontarci che a breve lo faremo - non appena il lavoro sarà pronto, quindi perfetto - che si nasconde l'inganno di questo approccio.

 

Perfezionismo: come lasciarlo andare?

Spesso mi capita di vedere, nelle sessioni di coaching, che quello che sta dietro a questo perfezionismo spinto è il desiderio molto forte di voler evitare qualsiasi errore. Gli errori non vengono percepiti solo come errori da cui imparare e fare meglio la volta dopo, ma come fallimenti che portano con sé la rovina nei-secoli-dei-secoli-amen.

E non è che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato. Siamo noi ad essere sbagliate.

La percepisci la differenza? Le azioni, se sbagliate, si possono correggere. Ma se sei sbagliata come persona, come si fa?

C'è poi da dire che la frase "manderò quel lavoro appena sarà pronto" senza mandarlo mai a ben vedere soddisfa due grandi bisogni:

  1. farci sentire a posto con la coscienza: non è che non mandiamo il lavoro perché siamo pigre o svogliate, o perché malate di perfezionismo: è solo che non è ancora pronto. Appena sarà pronto lo manderemo;
  2. evitare di esporsi al giudizio altrui. Ragazze, parliamoci chiaro: chi è che ha piacere nell'essere giudicata/valutata per il lavoro che fa? L'ansia prende sempre un po' tutte, anche perché siccome - come abbiamo visto - nessuna di noi è perfetta, sappiamo benissimo che ci sarà qualcosa da migliorare.

 

Quindi, dopo tutta questa serie di considerazioni, come fare a evitare il troppo perfezionismo? Ecco cinque suggerimenti che spero ti possano tornare utili (e se te ne vengono in mente altri, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. in modo da poterli includere!):

  1. Ascolta la noia dentro di te: quando perfino tu ti sei stufata di rileggere l'articolo, il progetto, la relazione - vuol dire che i tempi sono maturi. Tanto sai perfettamente che ad ogni rilettura potresti modificare qualche virgola, ma che la sostanza sarebbe quella: ora di lasciar andare la tua creatura!
  2. Valuta tu: le conseguenze sono così terribili? Se anche il tuo lavoro avesse delle imprecisioni, quali sono le conseguenze reali - non immaginarie - che potrebbero emergere? Scrivile nero su bianco, la situazione reale è sempre meno peggio di quella ci immaginiamo nella nostra testa;
  3. Datti una scadenza, oltre la quale non ci sono santi né scuse: il lavoro si invia, e punto. Poi si va a farsi una coccola, a prescindere dal risultato: hai fatto un passo per superare il blocco del perfezionismo, e questo va festeggiato!
  4. Inizia a lavorare sulla tua autostima: sì, con ogni probabilità ci vorrà del tempo. E non sto parlando (necessariamente) di rivolgerti a una figura professionale: se senti che puoi farcela da sola, ben venga. Il mio consiglio spassionato è di fare dei piccoli esperimenti in ambienti protetti (magari non sul lavoro, ma in famiglia e con gli amici): fai apposta a sbagliare qualcosa. Prova a vedere cosa succede, prendendolo come un esperimento. E stai con le sensazioni che ti nascono;
  5. Iscriviti al gruppo sul coaching, e raccontaci quando sei in difficoltà: la community è nata anche per offrire questo sostegno!

 

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I percorsi di coaching vengo attivati individualmente, in modo da poter seguire ciascuna persona in base alle proprie esigenze. Contattami per richiedere maggiori informazioni! 

 

 

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